giovedì 28 luglio 2011

Era un giorno come tanti - 2a parte

Mi fissa, la sua mano calda sulla mia guancia. Sembra mi voglia parlare attraverso lo sguardo.
Mi sento smarrita, ma ancora una volta, evidentemente, il messaggio che gli comunico è del tutto differente.
Oppure è corretto, ma lui se ne frega.
Si avvicina, senza distogliere i suoi occhi dai miei.
Sento il suo respiro. È piacevolmente caldo in questa sera autunnale, troppo fredda per il mio abbigliamento.
Le palpebre mi diventano pesanti, sembrano chiudersi contro la mia volontà. Poi le sento, le sue labbra, morbide ma decise, sicure.
La mano scivola dalla guancia dietro la mia nuca. Si infiltra tra i miei capelli, ci scorre attraverso, li stringe. E mi attira ancor di più a sé.
Stringendomi, inspira profondamente, un respiro lungo, forte, quasi tremante.
Le sue labbra si dischiudono, e sento la morbidezza della sua lingua lambire la mia bocca, ancora incerta.
Non so cosa sto facendo... ma se resto così ancorata alla realtà, alla logica inesistente di questo momento, non andrò da nessuna parte.
Sento di volermi lasciare andare.
Ricambio il bacio, posandogli le mani sul petto, afferrandogli le spalle, il collo, percorrendogli la schiena.
Interrompe il bacio, mi afferra la mano, senza dire una parola. In pochi passi, mi ritrovo in una squallida cabina bagno. Profuma di buono e pulito, e in qualche modo, anche questo contribuisce a rilassarmi.
Ora sono io a prendere l'iniziativa, a baciare L. , spingendolo contro la parete e schiacciandomi addosso a lui. Le sue mani risalgono le mie cosce e, trovato l'elastico del perizoma di pizzo bordeaux, si infilano sotto, quasi indecise se abbassarlo o meno.
Con un rapido gesto, mi sfilo il soprabito. Gli faccio scivolare la giacca a vento sulle spalle. In un istante è a terra. Gli sbottono la camicia, si sprigiona un profumo fresco ed intenso, che conosco bene. Gli bacio frettolosa il collo, e i baci diventano morsi, spezzati dai nostri sospiri. Le sue mani mi stringono le natiche, mi attirano a sé, ed io sento sull'inguine la sua eccitazione, ingombrante ed incontrollabile.
Con due dita, L. uncina la scollatura del mio abito e l'abbassa, a scoprire il reggiseno delle stesse fattezze del perizoma che la sua mano sinistra separa dalla mia pelle. Fa scivolare contemporaneamente sulla mia spalla le spalline del vestito e del reggiseno, giù fino al gomito, e prima ancora di concludere il movimento, si sta già lanciando, bocca aperta e lingua umida in vista al suo interno, verso il seno scoperto, chiudendosi attorno al capezzolo, reso turgido dal freddo e dall'incredibile eccitazione. Raggiunge il seno con la mano che un istante prima ha esposto la mia pelle, lo stringe, ne saggia la consistenza. Sento i denti mordicchiarmi il capezzolo, alternati alla lingua, che rotea vorticosa attorno, estendendosi con movimenti circolari.
Sospiro, non so se per i brividi che derivano dall'alternarza caldo-freddo a cui è sottoposto il mio seno, o se per la scossa che mi dà sentire le sue dita insinuarsi da sopra le natiche all'interno, a cercare una prova tangibile dell'eccitazione crescente che mi pervade.
Quando sento le sue dita scivolare e trascinare sulla mia pelle ad ogni movimento gli umori raccolti, sospira sonoramente, si alza, e con un unico movimento mi cinge la vita e ruotiamo, ritrovandomi io stessa spalle al muro.
Mi bacia e fa scendere delicatamente il perizoma fino alle mie ginocchia.. Sono io che sollevo una gamba per sfilarlo del tutto. Quando riporto il piede a terra, bado bene che le gambe siano divaricate quanto basta per le sue mani. Che non tardano ad arrivare. 
Provo quasi vergogna per quanto sono bagnata. L. invece dimostra di apprezzare oltremodo il mio stato, ed esplora, cerca, tocca, accarezza. Io gemo, chiudo gli occhi ed appoggio la fronte sulla sua spalla. Nel frattempo, con le mani slaccio la cintura, sbottono i suoi jeans, e li abbasso insieme ai boxer, liberando il cazzo dritto e terribilmente caldo.
Vorrei toccarlo, ma non me ne lascia il tempo. Come se non fosse già chiaro da prima, quest'ultima azione gli ha dato il via libera.
Con l'avambraccio mi solleva una gamba da sotto la coscia, e con l'altra si aiuta puntando il sesso all'ingresso della mia figa, che, penso, deve apparirgli rossa e fradicia.
Si piega leggermente sulle ginocchia, lo sento appoggiarsi. Rialzandosi, entra. Non molto in profondità, ma quanto basta perché io cominci a gemere senza ritegno. Mi bacia, la delicatezza del primo bacio è svanita, lasciando posto ad irruenza e desiderio.
Dopo qualche spinta, scivola fuori. Ne approfitto per abbassare la gamba, ed offrirgli un'alternativa: mi giro, dandogli le spalle. Inclino il busto,appoggiando i palmi contro la parete, e la guancia destra sul dorso della mano. I tacchi alti compensano la mia scarsa altezza, e rendono le mie gambe piene un po' più longilinee, permettendomi di spingere il culo bene in fuori.
L. non si fa pregare. Solleva il vestito, per non avere l'intralcio del tessuto. Accarezza il mio tatuaggio, in fondo alla schiena, non dice nulla. Le sue mani mi afferrano e mi allargano, quasi avessero necessità di facilitarsi il passaggio. Con un movimento esasperante, lentissimo, mi penetra totalmente. Si ritrae, quasi completamente, poi rientra, più veloce ora. Sentire il suo cazzo scivolarmi dentro e fuori in questo modo, udire i nostri respiri, il rumore del suo sesso che si fa strada tra i miei umori, mi fanno impazzire. I sospiri, trasformatisi in gemiti, divengono mugolii soffocati dalle mie stesse mani, troppo il rumore da loro prodotto in questo spazio angusto.
Lo sento gonfiarsi ed indurirsi, si muove più brusco, più veloce. Anche il suo respiro sta cambiando.
Sto pensando di fargli capire di uscire in tempo, ma L. mi anticipa, si sfila rapidamente, e si copre con la mano a coppa la punta dell'uccello. Lo vedo mordersi il labbro inferiore, la mano gocciolante, mentre respira affannosamente. Poi inspira e sbuffa.
Lo osservo sciacquarsi le mani, il viso, passarsi una mano bagnata sulla nuca. Si ricompone, raccoglie la giacca e la scuote. Si accorge che lo sto guardando. Sorride, mi si avvicina, e mi bacia sulla guancia, sussurrando "Ti aspetto nel vagone qui a destra".
Poi apre la porta del bagno, si accerta che non ci sia nessuno, ed esce, chiudendosi dietro la porta.
Lentamente, mi lavo meglio che posso, mi rivesto. 
Esco dal bagno, senza fare rumore. Chiudo la porta.
Mi volto verso destra, lo individuo riconoscendo la giacca appesa sopra il suo sedile. È girato di spalle.
Distolgo lo sguardo, mi incammino nella direzione opposta.

8 commenti:

  1. momenti di follia, ma piacevole follia...la passione non ha regole, non ha limiti...è quel qualcosa che si sprigiona in un attimo, da uno sguardo, da un odore, da una sensazione...


    per ringraziarti della visita...

    dolce sera...

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  2. mioddio...mi hai lasciato senza parole.
    è terribilmente eccitante desiderio puro!

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  3. Veramente eccitante, ha espresso nel racconto un desiderio che si è concretizzato.

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  4. anche io viaggio spesso in treno per lavoro, dimmi il prossimo viaggio che farai che mi faccio trovare :)))

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  5. @angeloblu
    Hai ragione, sono attimi vissuti con la parte più incosciente di noi magari... ma ne vale la pena.
    Grazie della tua visita. :)

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  6. @Cunny
    Eheheh... allora ti invito a leggere i prossimi...

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  7. @Cauto ed Esagerato
    Sembrerà incredibile, ma ho realizzato solo in seguito che, sì, avevo realizzato una fantasia dimenticata, ma che mi ha eccitata per molto tempo...

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  8. @Blog Surfer
    Ahahah. Cogli la palla al balzo? :)
    È un po' che mi sono messa tranquilla... ;)

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